Grazie per questa intervista e per la partecipazione al #GMSummit18. Siete già venuti al Global Summit? Cosa vi aspettate da questo evento ed eventualmente cosa avete apprezzato delle altre partecipazioni?
Conosciamo molto bene il Global Summit, abbiamo già partecipato a 8 edizioni.
Questo per noi rappresenta sempre una verifica e un’opportunità per dialogare con il marketing o con la proprietà di altre aziende. Siamo molto aperti mentalmente, siamo trasversali, lavoriamo con realtà aziendali eterogenee. Ci incuriosisce conoscere le aziende, studiarle e questo rappresenta un’opportunità. La cosa più importante per noi è proprio quella di poter instaurare delle relazioni che possono essere riprese e consolidate.
Questa partecipazione per noi rappresenta anche qualcosa di particolare. Nelle precedenti edizioni abbiamo presentato i nostri progetti, questa volta puntiamo a presentarci noi, in un nostro processo di rinnovamento e di evoluzione. Nell’ottica di far percepire quella che è la nostra anima e la nostra passione. Il nostro inside. E questo ci stimola tanto, perché aver fatto una scelta così importante ci sprona tutti i giorni a portarla avanti.
Il 2018 si presenta come un anno di rilancio per l’economia e di forte impatto per la tecnologia e l’innovazione. Quali saranno, secondo voi, i trend che impatteranno maggiormente sul marketing delle aziende?
La “caccia all’utente” come tema unico: questo diventerà l’aspetto più evidente e importante, con la fidelizzazione da un lato e l’azione di remarketing assolutamente preponderante dall’altra. Da una parte c’è un lavoro metodico, mirato, accurato e preciso sull’utente già cliente o che è appena diventato cliente e, dall’altra, una voglia di andare a verticalizzare il più possibile, andando a conoscere, capire e studiare le abitudini dell’utente in maniera certa e precisa, per farne un’azione di invito, di call to action, di marketing strategico, per portarlo a capire che ci sono e ad avvicinarsi ai miei prodotti e servizi. Due macro aspetti legati alla “caccia all’utente”.
Cosa dovranno temere maggiormente le aziende, nel corso dell’anno e, in prospettiva, fino alla fine del secondo decennio del secolo?
La loro pigrizia nel comunicare e nel fare marketing, perché chi si muove in maniera assolutamente concreta, dinamica, evolutiva e innovativa per “mal che vada” può rischiare un po’ in sperimentazione, ma riuscirà sicuramente a “stare a galla” con visibilità, anzi con il rischio positivo di aprirsi nuovi orizzonti e nuovi canali. Sembrano delle frasi semplici/fatte ma sono vere più che mai adesso, dove la multicanalità e il digitale attira, in maniera trasversale, in categorie di fasce diverse. È assolutamente necessario iniziare a comunicare con strategie che intercettino canali diversi. La scelta dei canali e della modalità di dialogo con l’utente modificano il processo comunicativo. E in questo l’azienda non deve essere pigra.
C’è un prodotto o servizio o progetto della vostra azienda che può davvero fare la differenza e aiutare altre aziende ad affrontare a testa alta la rivoluzione digitale e i suoi strumenti e tecnologie?
L’anima è la passione della nostra azienda e non si tratta di presunzione, sono convinto che le persone possano davvero fare la differenza. Però c’è una cosa che abbiamo creato e che ci sta a cuore, che è molto utile per le aziende. Hiflip noi lo intendiamo come l’evoluzione di un mondo, il posto unico dove l’azienda può raccogliere non tutti ma tanti suoi strumenti di comunicazione.
SEO, SEM, SEA, SMM, DEM… Decine di sigle e di proposte per un unico obiettivo: ottenere risultati dalla rete. Ogni azienda tira l’acqua al proprio mulino e propone le proprie soluzioni, ma è davvero possibile ottenere risultati senza una visione e una strategia d’insieme?
Innanzitutto dipende sempre dalle situazioni e da quello che l’azienda ha fatto, perché quando arrivi a prendere in mano un’azienda per rivalutare la sua strategia comunicativa devi prendere quello che di buono è stato fatto, partendo da quello per studiare nuovi scenari.
I punti focali sono sempre quelli di stabilire un percorso, che sia logico e commisurato agli investimenti che vengono fatti. Arriverà a un punto B o più punti B. In mezzo ci sono tante variabili, quelle legate alla domanda. Non è solo una questione di che strumenti utilizzo, cosa comunico e quali azioni di visibilità realizzo. Ma si tratta anche di lavorare sulle persone e su aspetti che molto spesso vengono trascurati, come ad esempio asset da evidenziare, o considerazioni legate all’azienda e ai servizi. Stiamo entrando in un mondo di relazioni online, ma restano fondamentali le relazioni offline, per definire l’equilibrio operativo che porterà avanti quella nostra strategia che dal punto A ci porterà ai punti B.
Proporrete al #GMSummit18 qualche novità, oppure un prodotto o servizio che metterete in qualche modo in evidenza o di cui volete accennare in queste righe?
Diciamo che proponiamo noi stessi sotto un altro punto di vista. Quindi, come ho detto prima, la voglia di mostrarsi per chi siamo e per quello che sappiamo fare, non una presentazione asettica ma una presentazione emozionale e genuina. Dopo le cose si sanno fare, si possono fare, si trova il modo di farle. Però è basilare capire con che spirito, con che voglia, e sfruttando anche l’entusiasmo e l’energia positiva che dobbiamo riuscire a tirar fuori da ogni progetto/prodotto. Può sembrare riduttivo ma non lo è. Siamo NOI con un nuovo punto di vista.
Quando guardate al futuro e ai possibili scenari prossimi del vostro settore, quanti anni in avanti riuscite a spingervi?
Allora anni… nessuno ha la bacchetta magica, però sicuramente si tratta di sforzarsi ad avere sempre la capacità di guardare avanti andando a prendere ciò che ha lasciato segno nel passato. Noi siamo comunicatori, lavoriamo nel marketing, non siamo scienziati. Dobbiamo fare in modo che ciò che è attuale sembri sempre esclusivo/originale. Non mi vedo avanti se può cambiare una piattaforma, sistema o soluzione ma mi vedo avanti come modo di riuscire a recuperare tutto ciò che un’azienda nostro cliente ha fatto e andare veramente a esaltarlo. Perché è come in un ambiente sportivo. Quando fondamentalmente cambi e inserisci qualche giocatore nuovo che porta vitalità e migliora la performance dell’intera squadra, i compagni cercheranno di traferire quell’impressione, quell’immagine innovativa e di successo, ma consolidata e costruita nel tempo. Quindi non mi vedo “l’Harry Potter” con la bacchetta magica in mano, ma come colui che è sagace e furbo nel saper valorizzare e saper far vedere questo, al di la di schemi, limiti che possono veramente essere riduttivi o legati a qualcosa di passato.
Grazie per averci concesso questa intervista, ci vediamo a febbraio a Lazise (VR).