Grazie per questa intervista e per la partecipazione al #GMSummit19. Il traguardo del 2020 si avvicina e, come accade per tutti gli inizi di decennio, molte sono le aspettative e le attese per questa data. Quali sono secondo voi i trend più importanti per il marketing verso la fine di questo decennio?
Se parliamo di digital marketing è sempre difficile fare previsioni, lo scenario cambia continuamente sotto i nostri occhi, ma qualche trend che sicuramente si consoliderà da qui al 2020 lo conosciamo già. Sto parlando, per esempio dell’uso delle chatbot, che da novità sono già diventate un’abitudine per migliaia di consumatori anche in Italia, o dell’uso degli assistenti vocali e dell’AI nella vita quotidiana – basti pensare a Google Lens che ha mostrato, sin dalla sua uscita, le enormi potenzialità di questo settore – o dei contenuti video che sono imprescindibili ormai da qualsiasi tipo di comunicazione. Questo solo per citarne alcuni, ma quello che trovo particolarmente interessante è un trend di cui di solito non si parla molto: l’uso di LinkedIn come social a tutti gli effetti – qual è del resto – inserito all’interno di una Social CEO Strategy che è fondamentale non solo per aumentare la reputazione dell’azienda ma anche come strumento di vendita, specie per il B2B.
A poco più di 10 anni dalla loro diffusione globale i social media sembrano aver perso la spinta iniziale. Quanto sono ancora importanti per le aziende?
Sinceramente non credo affatto che i social siano in declino, si stanno solo trasformando, o meglio sta cambiando il modo di utilizzarli. Del resto è impensabile che, come strumento digitale, rimangano uguali a se stessi, sarebbe un paradosso. Le aziende si stanno semplicemente adeguando al bacino di utenza che li utilizza, perché è quello che si sta differenziando sempre più… pensa a un social come Tik Tok: credi davvero che per un’azienda che si rivolge agli adolescenti non sia importante una piattaforma del genere o che sia un social in declino? Almeno per il momento, i social restano un luogo in cui i brand possono ascoltare e parlare con il loro pubblico e funzionano perché nascono da un’esigenza estremamente umana, quella di condividere opinioni, emozioni, esperienze, valori. Il punto è che i social sono solo uno dei luoghi d’incontro, non l’unico: per stabilire quel rapporto di fiducia fra brand e persone bisogna far interagire tutti gli strumenti a disposizione, e non solo quelli digitali.
Nel 2000 il Cluetrain Manifesto urlava al mondo che “i mercati sono conversazioni”, ma molte aziende continuano a preferire il monologo. Sbagliavano gli autori di quel manifesto o continuano a sbagliare quelle aziende?
Quel lungimirante manifesto ha centrato in pieno ciò che è diventata ormai realtà: la comunicazione push è stata sostituita da quella pull, le persone ti scelgono in base a quello che racconti, alla tua onestà, alla tua credibilità, ai valori che promuovi e che l’utente condivide; ovviamente le caratteristiche del prodotto o servizio che offri restano fondamentali, ma non esistono senza le altre componenti comunicative e narrative che ti ho elencato. La divisione brand / consumatori è obsoleta: nel digitale, esattamente come nella vita reale, ci sono solo persone che dialogano con altre persone stabilendo relazioni, le più autentiche possibili. E queste si basano non solo su quello che sei in grado di offrire, ma su quello che sei: nessuno ti fa entrare nella sua vita se non ti ha prima conosciuto a fondo e accettato.
Proporrete al #GMSummit19 qualche novità, oppure un prodotto o servizio che metterete in qualche modo in evidenza o di cui volete accennare in queste righe?
In linea con quanto ti ho detto, nell’ultimo anno abbiamo cercato di coinvolgere le persone allargando la narrazione del brand a più strumenti e portando quanta più prossimità e autenticità possibile nei rapporti fra marca e persone. Un esempio su tutti le Xdinner, delle cene a tema che coinvolgono la nostra community selezionata di influencer che si ritrovano attorno ad un tavolo a dialogare sul loro lavoro e a gustare un menù preparato per loro da uno chef, con ingredienti offerti da più brand. La loro esperienza crea una narrazione che fa da ponte fra reale e digitale e che è un modo di raccontare alle loro community i brand in modo più autentico e coinvolgente. La prima Xdinner si è tenuta nelle Marche a dicembre ma, visto il successo, ne
proporremo presto altre in giro per l’Italia.
Grazie per averci concesso questa intervista, ci vediamo a febbraio a Pacengo di Lazise (VR).